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Le cinture nel judo

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A che cosa servono le cinture colorate nel Judo?
Ce ne parla il Maestro Marco Marzagalli, cintura nera VI° Dan.

Il mio impegno nei confronti degli allievi è quello di portarli al grado di cintura nera al loro 18° anno di età. Ma, soprattutto,  è quello di aiutarli attraverso il Judo ad essere dei ragazzi migliori.

Le cinture nel Judo non rappresentano la bravura del bambino ma “quello che si può subire”, concetto in qualche modo legato a ciò che si sa fare, visto che da cintura bianca a cintura marrone sono fondamentali le cadute e la corretta posizione.
Una cintura bianca andrà fatta cadere dal compagno con la massima attenzione (non sa cadere!), ma già una cintura gialla può subire tecniche la cui caduta sia più complessa, e così via.
Cintura, quindi, non come “grado” ma come indice di quello che si può subire, e questo è ancor più vero nei primi anni di pratica.

La cintura deve anche riflettere il livello di comportamento: sarebbe inammissibile vedere una cintura colorata che si distrae e un bambino, magari più piccolo e cintura bianca, che è molto più attento: per gli altri bambini una cintura superiore deve sempre essere un esempio.

Ho affrontato coi bambini e ragazzi dei miei corsi questo argomento e ho voluto far scegliere direttamente a loro le modalità con cui sancire il passaggio da una cintura a un’altra:

  • prima ipotesi: una cintura per anno, in modo da distinguere da quanti anni uno pratica, cosa più o meno fatta in molte palestre con una sorta di esame a fine anno in cui tutti sono promossi;
  • seconda ipotesi: tener su la cintura bianca fino a quando si diventa cintura nera,  come viene fatto nell’aikido;
  • terza ipotesi: definire un programma e cambiare la cintura una volta che gli argomenti siano stati appresi con sicurezza.

E’ stata da loro scelta questa ultima ipotesi, sottolineando come i tempi di apprendimento di ciascuno potranno essere diversi:  è, infatti, naturale che ci sia chi inizialmente impara più lentamente e chi, avendo magari fatto in precedenza altre attività, sembri più portato; può anche succedere che chi inizialmente aveva appreso in maniera più rapida abbia periodi di rallentamento e, viceversa, chi era partito più lentamente abbia momenti di rapido progresso.

Abbiamo quindi concordato che sarò io a dare le cinture, man mano che ciascuno di loro, da qui ai 18 anni, progredirà sulla base del programma previsto per il passaggio da una cintura a un’altra (prima dei 18 anni, infatti, non si può diventare cintura nera).

Ho raccontato anche l’origine delle cinture: dalle sole 3 cinture originarie (bianca per il principiante, marrone per l’allievo intermedio e nera per l’esperto), alle 7 cinture introdotte in Europa nel primo dopoguerra (bianca, gialla, arancio, verde, blu, marrone, nera), alle “mezze cinture” introdotte una ventina di anni fa dai francesi, alle 18 cinture che gli inglesi si sono da poco inventati….

Il mio impegno nei confronti degli allievi è quello di portarli al grado di cintura nera al loro 18° anno di età. Ma, soprattutto,  è quello di aiutarli attraverso il Judo ad essere dei ragazzi migliori.

Il compito che mi prefiggo con i miei assistenti è quello di contribuire alla crescita dei bambini e dei ragazzi attraverso lo strumento del Judo (la cui pratica ho iniziato nel 1966), per aiutarli a diventare dei ragazzi consapevoli delle proprie capacità e delle proprie difficoltà, capaci di impegnarsi per superarle e consci che è “insieme” e non “contro” che si può crescere e progredire anche a livello individuale.

Il programma condiviso con i ragazzi è valido per tutti i corsi di Judo da me tenuti.
I colori delle cinture sono quelli adottati dalla federazione francese, che finora è l’unica ad avere adottato dei criteri univoci per l’insegnamento del Judo in età pre-scolare, a cui mi attengo, e che permette così un passaggio agevole dal corso pre-scolare a quello scolare.

Un caro saluto

Marco Marzagalli

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