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Ju-no-kata

ju-no-kata
  • Nage-no-kata o forma dei lanci
  • Katame-no-kata o forma dei controlli
  • Kime-no-kata o forma della decisione
  • Ju-no-kata o forma della cedevolezza
  • Koshiki-no-kata o forma delle cose antiche
  • Itsutsu-no-kata o forma dei cinque

Il Ju-no-kata è un kata caratterizzato da un ritmo lento e monotono, privo di picchi di velocità tipici dei tre kata precedenti.

Non vi sono proiezioni. I gesti di chiusura di ogni tecnica si fermano prima, simboleggiando ciò che potrebbe accadere (nage-, shime- o kansetsu-waza) se tutti i gesti fossero reali e non rallentati appositamente.

Ma in questo susseguirsi di azioni rallentate si coglie l’essenza di questo kata, che non è di certo quello di insegnare tenciche di nage, katame o atemi.

Nella tradizione delle arti marziali i kata riproducano dei principi attraverso dei gesti essenziali; l’importante sarà quindi il gesto non tecnicamente inteso ma come espressione di un principio.

Questo eliminerebbe ogni dubbio su quale sia il gesto esteriore più corretto in una qualsivoglia tecnica di qualsiasi kata; il gesto più corretto sarà comunque sempre quello che si rifà ai principi che una determinata Forma vuole esprimere.

Questo kata, assieme a l’Itsutsu-no-kata, rappresentano le forme proprie del Judo essendo state messe a punto da Kano senza essere tibutarie in alcun modo alle esperienze mutuate dal ju jutsu, ed è quindi in queste Forme che bisogna ricercare gli insegnanti più reconditi del Judo Kodokan.

Il Ju-no-kata è un kata tipico del Kodokan e non fu accettato dal Butokukai che tradizionalmente considerava il judo come una parte del Budo e non poteva quindi condividere delle Forme che non espimessero degli aspetti “shobu”.

In seguito il Judo perse, agli occhi del mondo delle arti marziali, l’accezione shobu ed assunse una connotazione marcatamente sportiva, ma anche così non vi fu molto spazio per quelle Forme (Ju-no-kata e Itsutsu-no-kata) che esprimessero degli ideali universali; nella migliore delle ipotesi furono ignoranti o relegati a particolari classi di allievi, se non espressamente rifiutati.

Kano affermò più volte che il ju jitsu era superariore al bu-jitsu ed il judo era superiore al ju jitsu.

Questa affermazione, che ad una prima lettura può stupire e lasciare molto perplessi soprattutto se il pensiero si eferma a considerare l’eneorme patrimonio tecnico del bu-jutsu, rientra limitatamente nel ju jutsu, e trova la sua piena espressione nel Judo, dove è costante la ricerca del principio “wa” nell’agire sul tatami per così trasportarlo nella vita di tutti i giorni,

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