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Vivere l’integrazione

Nel corso di questi anni abbiamo sviluppato dei progetti verso i bambini e i ragazzi disagiati. Tali progetti hanno avuto talvolta dei contributi iniziali che ne hanno facilitato la realizzazione, ma lo spirito con il quale richiediamo un contributo da parte di una Fondazione bancaria o da parte di un Ente pubblico territoriale, è quello di chiedere un contributo per il ‘lancio‘ iniziale dell‘attivita e poi l’obiettivo nostro diventa quello di autofinanziarlo e proseguire autonomamente nel tempo.

Purtroppo le condizioni economiche generali non aiutano i soci e i sostenitori né in termini di appoggio economico (donazioni, sottoscrizioni, ecc..) né in termini spesso di tempo da dedicare in modo volontario ma continuativo ai progetti di promozione sociale.

Con il titolo “Vivere l’integrazione” racchiudiamo quindi la continuazione autofinanziata di progetti avviati, in quanto riteniamo che il termine ‘integrazione’ debba essere un qualcosa ‘da vivere’ e non una parola a sé, con il rischio di svuotarla di contenuto.

“Vivere l’integrazione” per noi significa proseguire quel poco, o quel tanto, che possiamo fare per sviluppare dei rapporti solidaristici fra le persone, per aiutare con continuità i minori disagiati, gli esclusi dalle oppoitunità.

Per l’anno 2009/10 intendiamo favorire al massimo l’intervento di carattere educativo attraverso l’approccio espressivo che abbiamo in essere da ormai 5 anni presso la Comunità La Zattera e, se possibile, di implementare interventi di questo tipo che aiutino realmente un processo di integrazione.

L’intervento della nostra Associazione presso la Comunità “La Zattera”

“La Zattera” è una Comunità di pronta accoglienza che ospita ragazze dai 13 ai 17 anni per un periodo massimo di 3 mesi, le quali, a seguito di gravissime situazioni personali o familiari, necessitano di una collocazione urgente ed immediata al di fuori del contesto familiare.

Durante la permanenza in Comunità vengono proposte alle ragazze diverse attività espressive ed artistiche che possano aiutare da un punto di vista psicologico ed emozionale.

Noi abbiamo ritenuto che attraverso la danza espressiva si potesse contribuire alla rielaborazione in maniera costruttiva di quei disagi interiori, e abbiamo proposto e realizzato all’interno della Comunità un Laboratorio di danza condotto da una nostra operatrice per alcune ore alla settimana.

Stiamo conducendo questa esperienza dal 2006 e riteniamo che gli obiettivi prefissati, sia quelli artistici, sia soprattutto quelli educativi, si siano realizzati, consentendo alle ragazze di riconoscere nel Laboratorio uno spazio emozionale, riscoprendo nel loro corpo un veicolo di comunicazione e favorendo una crescita del rapporto sia tra di loro che con gli educatori.

Questo tipo di esperienza ci dà un ulteriore prova del ruolo positivo dell’inserimento della danza all’interno di progettualità educative, anche in contesti complessi.

Trova quindi un ulteriore conferma quell’assunto che ci ha sempre animati, e cioè che l’intendere lo sport e le attività espressive quali la danza, come attività prevalentemente di tipo educativo, permette di riuscire, attraverso lo sport, a svolgere un ruolo positivo all’interno della società nei confronti dei soggetti che più di altri hanno bisogno di ritrovare un percorso educativo che li aiuti nel loro crescere in autonomia.

Le esperienze quali quella presso la Comunità “La Zattera”, il lavoro con i disabili attraverso la danza-terapia e il judo-adattato, i diversi progetti di promozione sociale che abbiamo realizzato e che abbiamo incorso, alcuni dei quali hanno ottenuto significativi appoggi da parte di Enti e Fondazioni, fan sì che possiamo ritenere, dopo 20 anni di attività, che un concreto lavoro nel sociale attraverso lo sport vissuto in chiave educativa sia non solo possibile, ma dia anche degli ottimi risultati.

L’intervento presso la Comunità La Zattera, che abbiamo iniziato nel 2006, nell’anno 2007/08 ha ottenuto l’appoggio della Fondazione Roma, che ne ha riconosciuto la valenza sociale e l’impegno profuso. Per nostra scelta invece, a partire dal 2008 questo progetto è autofinanziato grazie alla pubblicazione dei libri che stiamo attuando e i cui proventi, nonché le royalties di traduzione, vengono completamente utilizzati per sostenere questo ed altri interventi.

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