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Dall’altra parte della paura: esperienze presso La Comune

accoglienza migranti

“Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho un sogno, oggi!” Martin Luther King

Spesso, quando si parla di immigrazione, ci si ferma a snocciolare dati e statistiche, si dimentica il lato umano. L’integrazione è un processo lento, che necessita di tempo e si declina a livello economico, culturale, sociale e politico, in termini bidirezionali, poiché riguarda non solo gli immigrati ma anche i cittadini del paese ricevente.

I richiedenti asilo, prima di tutto, sono Persone, persone dal patrimonio immenso, umano e non solo, con le loro esperienze, i loro progetti, i loro vissuti, spesso per nulla semplici. Ognuna di queste interessanti, a modo proprio. Nel momento in cui ci metteremo nella condizione di vedere e conoscere-riconoscere questo, potremo finalmente capire che non si trovano qui solo per avere un sussidio o ricevere qualcosa, bensì per scambiare qualcosa.

Le storie raccontano chi siamo, chi vogliamo essere e anche chi crediamo siano gli altri. Ci accompagnano in uno percorso che, il più delle volte, conduce a nuovi luoghi d’incontro. Sarebbe auspicabile riscoprire la bellezza della diversità, l’incantevole suono che produce una lingua diversa dalla nostra, il senso di libertà che nasce dalla comprensione e dall’integrazione così da risollevare l’animo di una società ormai fin troppo appiattita.

L’esperienza rientra in un progetto rivolto ai richiedenti asilo ospitati al CAS (Centro di Accoglienza Straordinaria), presso diversi appartamenti collocati nei comuni della Val Seriana (Alzano Lombardo, Villa di Serio, Pradalunga), gestiti dall’Associazione LA COMUNE.

Nell’ambito di un intervento più ampio, che punta al rafforzamento delle competenze linguistiche dei migranti, gli operatori dell’associazione e i docenti della scuola hanno pensato ad un’uscita collettiva che coinvolge insieme richiedenti asilo e studenti del Liceo Scientifico Statale “E. Amaldi” di Alzano Lombardo.

La volontà è stata semplice: avere la possibilità di condividere abitudini, lanciare un segnale alla cittadinanza e al contempo, concederci di non aver più paura del ‘diverso’, di ciò che, semplicemente, non conosciamo.

È un grigio lunedì di marzo, per qualcuno, così come per me, è la prima visita nella città di Bergamo. Tra gli sguardi incuriositi di passanti e turisti, inizia il nostro percorso attraverso i luoghi maggiormente frequentati dalle nostre guide.

La passeggiata è iniziata con Fourkan, Nadeem, Ousmane e Kebba, che ci hanno mostrato i posti da loro più frequentati, in cui si recano per questioni prevalentemente legali e burocratiche, ma non solo.

La prima tappa è stata la Questura, all’interno della quale si trova l’ufficio immigrazione, che, come chiaritoci, riguarda prevalentemente la valutazione nonché il rilascio di un particolare permesso che consente ai cittadini stranieri di poter soggiornare sul territorio nazionale, ovvero il permesso di soggiorno. A seguire, il serpentone umano si è spostato, raggiungendo l’edificio della Prefettura, in cui, ci è stato illustrato, si svolge la prima commissione territoriale, che esamina le istanze di riconoscimento delle protezioni internazionali.

Abbiamo proseguito la passeggiata, giungendo fino al Patronato San Vincenzo, realtà che, come ci ha spiegato l’operatore Michele, si propone di essere una seconda casa per tanti giovani, offrendo una formazione scolastica e professionale, una possibilità di futuro. Il Patronato San Vincenzo è soprattutto un luogo di accoglienza ed ospitalità per stranieri e bisognosi. Molti fra i nostri ragazzi richiedenti asilo, hanno frequentato e continuato a frequentare il PSV, beneficiando dei corsi di italiano L2, ma anche in qualità di centro aggregativo, in cui trascorrere il proprio tempo libero, magari prendendo parte ad una partita a calcio.

La seconda parte della giornata è stata invece coordinata dai ragazzi di Alzano, che, assieme alle loro insegnati, hanno pianificato un itinerario a Bergamo Alta, “cuore storico” dell’antica città, interamente cinto dalle mura. Percorrendo le tappe prestabilite, Piazza Vecchia, Palazzo Nuovo, Palazzo della regione e orologio solare, Basilica di Santa Maria Maggiore, Duomo di Bergamo e cappella di Papa Giovanni XXIII, lavatoio antico, numerose sono state le situazioni d’interazione interne al gruppo; alcuni giovani parlano un discreto italiano, per cui non sono mancati scampoli di conversazioni sulle preferenze musicali , sull’ultimo film visto, ci sono stati complicità e sorrisi, momenti di leggerezza.

Credo che, di tanto in tanto, si creino dei muri nelle proprie menti e che la reciproca conoscenza sia più facile di ciò che si pensa. Attraverso la conoscenza reciproca è possibile creare quei ponti che dovrebbero costruirsi nella società attuale, sempre più multietnica. Le paure e i timori vanno destrutturati. Bisognerebbe allargare alla cittadinanza esperienze di questo tipo per abbattere i muri della diffidenza e della paura.

Chi di noi non desidera una vita normale, con la volontà di essere riconosciuto, apprezzato e valorizzato per quello che è?

Chi non vorrebbe una vita serena, lontana da ogni forma di violenza e discriminazione?

Questa giornata, molto positiva, è stata un mio primo passo verso una realtà che sto imparando a conoscere, alla quale mi sto avvicinando con premura e rispetto, con la quale ho la fortuna di relazionarmi, come tirocinante, da poco inserita nelle attività dell’Associazione.

Immaginavo potessi provare emozioni forti, intense, ma sentirle prendere forma, dentro di me, è stata un’esperienza sorprendente, vissuta grazie all’energia, alla curiosità e alla voglia di confronto di tutti quei ragazzi che hanno colorato ed illuminato una giornata uggiosa, con momenti di dialogo e condivisione, facendo sì che uscissero, timidamente, raggi di sole in grado di rallegrare i nostri volti, visibilmente stanchi per la lunga passeggiata.

Tiziana (tirocinante presso La Comune)

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